Un caso di rottura prematura delle membrane in una clinica di Avellino 

Ho notato che molti visitatori raggiungono questo sito cercando informazioni sulla rottura prematura delle membrane in gravidanza.
La cosa più importante da fare è rivolgersi subito al ginecologo che vi sta seguendo che saprà sicuramente come aiutarvi dal punto di vista diagnostico e terapeutico.
Su questo sito potete leggere l'esperienza che abbiamo vissuto in una clinica di Avellino, che magari potrebbe esservi utile nella scelta del posto dove far curare vostra moglie o far nascere vostro figlio.

Mia moglie ebbe una rottura delle membrane alla 25ma settimana di gestazione e fu immediatamente ricoverata in questa clinica dove ci dissero chiaramente che bisognava cercare di portare avanti il più possibile la gravidanza, l'obiettivo minimo sarebbe stato quello di raggiungere la 34ma settimana.
Una terapia tocolitica quasi sempre continua insieme a tanti sacrifici e attenzioni per cercare di limitare al massimo i movimenti ed evitare di perdere troppo liquido amniotico, ci consentirono di andare avanti per più di tre settimane fino al giorno in cui un'infermiera venne nella stanza, staccò la flebo di vasosuprina e disse a mia moglie che doveva tornare a casa.

Una persona in quella clinica aveva preso la decisione di mandarla a casa, di dimettere una donna consapevole del fatto che la figlia che portava in grembo avrebbe rischiato la vita se fosse nata in quel momento e che anche movimenti come alzarsi in piedi, camminare o scendere le scale potevano causare ulteriori perdite di liquido amniotico e quindi rischio di parto prematuro.

Una persona che non aveva mai visitato prima mia moglie disse che per lui non era una rottura delle membrane ma una leucorrea gravidica e disse che le parole dei suoi colleghi medici di quel reparto non avevano importanza perché erano dei suoi sottoposti.

Una persona decise di sospendere le dimissioni solo perché mia moglie, cercando di salvare la vita di nostra figlia, lo supplicò di non buttarla in mezzo ad una strada prima di aver controllato le sue perdite, ma comunque lasciandola senza la flebo di vasosuprina e vi lascio immaginare in quale stato di ansia e terrore per quello che stava accadendo.

Una persona che solo quando si manifestarono delle perdite notevoli di liquido amniotico e delle violente contrazioni, ammise il suo errore e acconsentì di riprendere la terapia tocolitica, ma ormai era troppo tardi.

Ho presentato un esposto alla procura di Avellino perché speravo si facesse chiarezza su quanto accadde nella clinica, ma il procuratore non ha mai interrogato i medici e si è sempre e solo affidato alle perizie di consulenti medico legali.
Purtroppo i periti non erano presenti, quindi l'unica verità che conosco è quella che ho ascoltato dalle persone che si trovavano ricoverate in quel giorno, un giorno in cui il reparto era pieno e c'erano molti nuovi pazienti in attesa di ricovero ed il giro visite era stato inusualmente anticipato.

Per ovvi motivi di privacy non viene citato il nome del medico a cui fa riferimento questo articolo
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